Coronavirus: robotica in campo per l’emergenza sanitaria [Corriere.it]
Un’azienda lombarda propone alle Regioni Lombardia e Veneto di utilizzare gratuitamente un dispositivo capace di distruggere gli agenti patogeni con raggi UV-C
Il diffondersi dell’infezione da Covid-19, nome della malattia provocata dal SARS-CoV 10, il nuovo coronavirus responsabile di quasi 300 casi in Italia, rende sempre più pressante il problema di come rendere gli ambienti ospedalieri (ma non solo) sicuri dal punto di vista della loro sanificazione. Il 22 febbraio scorso, il ministero della Salute ha già dato indicazioni in merito stabilendo che «in accordo con quanto suggerito dall’OMS sono procedure efficaci e sufficienti una pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente seguita dall’applicazione di disinfettanti comunemente usati a livello ospedaliero (come l’ipoclorito di sodio)». Tuttavia il gruppo Ab Medica di Cerro Maggiore (Varese) è convinto che si possano ottenere risultati ancora più efficaci grazie ad un dispositivo robotico utilizzato in questo ambito. E ha deciso di offrirlo «pro-bono», gratuitamente, alle due Regioni più colpite: Lombardia e Veneto.
Come funziona
Il sistema di disinfezione proposto da Ab Medica, azienda italiana leader nella produzione e nella distribuzione di tecnologie medicali, nonché punto di riferimento per la robotica chirurgica in Italia, è una tecnologia avanzata che utilizza raggi UV-C pulsati generati da una lampada allo xeno che irradia con una luce UV-C l’intero spettro germicida (200nm-280nm). Questa energia UV-C passa attraverso le pareti cellulari di batteri, virus e spore batteriche. Il DNA, l’RNA e le proteine all’interno del microrganismo assorbono questa intensa energia . Il dispositivo fornisce quattro meccanismi di danno contro gli agenti patogeni: fotoidratazione (inibizione del funzionamento del DNA); fotodivisione (distruzione dei filamenti del DNA); fotodimerizzazione: danno ai legami del Dna; foto-crosslinking (danno alle pareti cellulari e lisi).
Le evidenze scientifiche
Ma quali sono le evidenze scientifiche a supporto della capacità del sistema di ottenere risultati ulteriori rispetto alla disinfezione tradizionale? «Molti studi testimoniano una grande efficacia della procedura di disinfezione, rispetto a una vasta gamma di agenti infettivi: dal Clostridium difficilis, all’antrace e alla Sars — dicono da Ab Medica — . Uno effettuato in Sudafrica, in particolare , si riferisce alla sanificazione da un virus dello stesso ceppo del coronavirus». Non si tratta, ovviamente, del SARS-CoV 10 dal momento che è stato appena isolato. Ma proprio per verificare l’efficacia del dispositivo robotico anche con il nuovo ceppo di coronavirus. l’azienda ha proposto di effettuare test anche all’Istituto Nazionale Malattie Infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma dove appunto i virologi sono riusciti a isolare il nuovo agente responsabile dell’infezione che ha fatto dichiarare all’OMS lo stato di emergenza globale.
Iniziativa di carattere sociale
Sempre secondo l’azienda, ci sono altri due motivi per adottare questa procedura rispetto a quella tradizionale: «È più veloce: per una bonifica completa impiega dai 5 ai 7 minuti. Inoltre bisogna considerare il fattore umano: il dispositivo robotico lavora in autonomia e il non prevedere personale evita ulteriore contagio e non ultimo consente agli infermieri (sotto pressione per i turni da emergenza) di occuparsi di altro a più alto tasso di rilevanza rispetto all’epidemia». «La nostra è un’iniziativa doverosa e di carattere sociale – dice Aldo Cerruti, presidente del gruppo Ab Medica –. Siamo in Lombardia, abbiamo soluzioni valide ed efficaci, non mancheremo di metterle a disposizione per l’emergenza di questo periodo laddove più necessario. In una situazione di criticità diffusa siamo tutti egualmente chiamati a indirizzare i nostri sforzi in maniera sinergica».
Credits: Corriere della Sera / Salute del 25 Febbraio 2020